Oggi vi farò una piccola confidenza. Avrete sicuramente notato che tutti i bellissimi racconti pubblicati su questo blog li ha scritti Francesca: di mio ci sono solo recensioni, classifiche e riflessioni. Perché non provo a scrivere qualcosa di mio? Lo so, magari non ve ne importa nulla, ma facciamo finta.
MI sono sempre detta, e sicuramente è vero, che senza l’ispirazione non posso scrivere: fino a questo momento non mi è mai venuta l’idea giusta da trasformare in un racconto da condividere con altre persone. Tuttavia, in questi ultimi giorni, ho iniziato a riflettere a fondo sulla questione e analizzandomi, sono giunta alla conclusione che c’è un altro fattore che, forse, mi blocca.
Dovete sapere che questa sera andrà in scena nel teatro del mio paese uno spettacolo di cui ho scritto la sceneggiatura (quindi, vedete, qualcosa di mio lo scrivo). Fino a due giorni fa andava tutto bene: io e gli altri ragazzi alle prove leggevamo il copione, improvvisavamo battute e ci divertivamo. Piano piano, però, lo spettacolo diventava più “reale” e ora devo affrontare l’idea che un centinaio di persone assisterà ad una commedia che un po’ è mia figlia. Si divertiranno? O la considereranno una schifezza? Ecco cosa ho realizzato: ho paura del giudizio del pubblico. Lo ammetto sinceramente, senza desiderio di compassione o fingendo modestia. Perché, vedete, finché si trattava di provare con un gruppo di amici, mi sentivo quasi protetta, ma stasera non c’è scampo: persone a me sconosciute si confronteranno con quanto ho scritto io.
Questo timore, che riconosco essere abbastanza infantile, credo sia un’ulteriore barriera alla mia creatività. Il mettersi in gioco nella scrittura credo preveda una certa dose di coraggio perché bisogna essere pronti a rimettersi al giudizio di terzi, che possono apprezzare o meno. Vorrei precisare che non si tratta di un mio rifiuto di fronte alle critiche che potrei ricevere, anzi se sono costruttive sono più che accettate (anche forse deve passare qualche secondo: perché-diciamocelo- non è che le persone siano proprio felici di ascoltare critiche di sconosciuti!). Sono convinta che ogni opera (romanzo, poesia, racconto, sceneggiatura) contenga parte dell’anima dell’autore: condividere con gli altri significa esporre una parte di sé.
Quindi, la mia ansia da palcoscenico non è dovuta alla paura di dimenticarmi le battute o alla presenza del pubblico: mi piace recitare, e anche se avrò un po’ di agitazione, so che poi andrà tutto a posto. Anche se la mia parte prevede che indossi una parrucca con i bigodini: lo so, me la sono andata a cercare (più o meno, la scelta in realtà è del regista).Dovrò avere l’autostima alle stelle. No, la mia ansia da palcoscenico è dovuta alla reazione del pubblico.
Ora mi rivolgo a chi scrive di mestiere o per puro diletto: anche voi condividete queste mie sensazioni? Sono normali o sono il sintomo di una persona insicura e paranoica? (Spero che la vostra risposta sia la prima opzione!)
Se lo spettacolo andrà bene, chissà, magari un giorno scriverò anch’io un racconto per il blog. Intanto godetevi quelli Francesca 🙂
Epoi naturale avere quest’ansia secondo me. Io la supero, per le cose che disegno e scrivo, mandando a quel paese gli altri dicendomi che faccio del mio meglio, che non è che tutti gli altri siano sei grandissimi geni, vorrei vedere loro al posto mio, e che la prossima volta comunque cercherò di fare meglio…
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Grazie:)
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Epoi sarebbe dovuto essere «È»…
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Immaginavo. … Ma non temere, sono abituata a decifrare gli “errori di battitura” 🙂
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Eheheh!
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Credo che sia normale e condivisibile. Forse chi ormai scrve o dipinge o recita da anni non prova più qst sensazioni. Forse. Altrimenti è cmq un po’ mettersi a nudo e quindi…
In bocca al lupo x la recita, facci sapere.
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era “scrive”…
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Grazie! Lo spettacolo alla fine è andato bene (a parte qualche problemino tecnico! ). Oggi pomeriggio si va con la replica
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bene! auguri anche x oggi, dunque. 🙂
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Scrivere un racconto, recitare una parte, esporre un dipinto vuol dire mettere dinanzi ad altri qualcosa che abbiamo tratto da noi; nell’attesa di un giudizio, emozioni, sensazioni e paure, anche dopo anni di esperienze, sono le stesse, sempre vive e forti: non ci si fa il callo ed è una fortuna!
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