Recensioni

“Il ballo della vittoria” di Antonio Skármeta

“Cioè, nella vita ci sono sempre cose grandi e piccole insieme. Ma dato che viviamo nelle cose piccole, non riusciamo a renderci conto da che parte delle cose grandi stia la piccolezza che facciamo.”

Di questo libro ho apprezzato soprattutto le citazioni come questa: piccoli lampi di genio, piccole scintille di luce in un romanzo interessante, ma lento.

2300697Il ballo della Vittoria è ambientato a Santiago del Cile, e racconta la storia di un giovane appena uscito dal carcere, Ángel, desideroso di vendetta e di riscatto. L’unico modo che gli viene in mente per guadagnare il denaro necessario alla sopravvivenza, è organizzare il Colpo che il Nano Lira ha architettato dietro le sbarre. Lui non lo può fare, e ha deciso di donarlo al ragazzo per far sì che quel capolavoro di piano non andasse sprecato. Ángel sa di non potercela fare da solo. Si mette così alla ricerca di Vergara Grey, anche lui appena uscito dal carcere. È un ladro provetto con una fama considerevole, che accetta di lavorare con il ragazzo solo dopo aver capito di non saper fare altro nella vita che rubare. Insieme ai due c’è anche Vittoria, una ballerina diciassettenne di cui Àngel si innamora. Alla ragazza piace essere chiamata La Vittoria, è stata cacciata da scuola e si guadagna da vivere in luoghi poco raccomandabili. I tre si muovono rincorrendosi l’un l’altro fino al triste finale.

Finito questo romanzo, per qualche ora non sono stata in grado di capire se mi fosse piaciuto o meno. Alla fine ho deciso di sì, anche se con qualche riserva.

Penso che la sua pecca più grande sia il ritmo, che definire lento sarebbe riduttivo. Immaginate una di quelle afose giornate di agosto, dopo pranzo, quando la voglia di dormire si somma al caldo soffocante, alla pigrizia delle vacanze estive, alla stanchezza accumulata dopo un anno di lavoro o di studio. Ecco, il romanzo procede più o meno tutto con questo ritmo, anche nei momenti di tensione maggiore.

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Plaza de Armas, Santiago del Cile

Questo non vuol dire che sia noioso, anzi. Però non è neanche avvincente. È un romanzo tranquillo, che ha i suoi punti di forza nell’immediatezza e nella spontaneità dei rapporti che si creano tra i personaggi, così come nei brevi sprazzi di riflessione filosofica come quello riportato all’inizio di questo articolo.

Non conoscevo l’autore prima di comprare Il ballo della Vittoria, ma ora so che ha scritto un romanzo che è diventato molto famoso, Il postino di Neruda. Nonostante tutto, Skármeta mi affascina, quindi penso che andrò a cercarmi il suo libro più famoso, e magari anche altri, per vedere se questa fiammella di interesse può diventare qualcosa di più.

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