Recensioni

“Le ragazze della libreria Bloomsbury” di Natalie Jenner

Recentemente ho preso in prestito in biblioteca il romanzo Le ragazze della libreria Bloomsbury di Natalie Jenner. Pensavo di andare a colpo sicuro per una serie di motivi e, infatti, non sono rimasta delusa. Innanzitutto l’ambientazione, Londra 1949, una città che si sta risollevando dalle macerie della Seconda Guerra Mondiale, a livello economico, ma soprattutto morale. Anche la tematica è in linea con i miei gusti, perché gira intorno a una libreria. Infine, ma forse è il motivo prevalente, l’autrice è Natalie Jenner.

L’anno scorso lessi il suo Jane Austen Society che consiglio e straconsiglio a chi ama la letteratura inglese. Natalie Jenner conferma il suo talento di parlare di libri e autori del passato – da Jane Austen a George Orwell- senza mai risultare banale e superficiale. Lei ci parla di Letteratura perché la conosce, senza mai risultare pedante, come una perfetta padrona di casa, che con garbo apre le porte di un mondo dorato, frenetico, fatto di novità editoriali, presentazioni, dispute letterarie…

Date le suddette premesse, ho aperto e iniziato a sfogliare il libro con la certezza di non rimanere delusa e man mano che procedevo nella lettura tutte le mie aspettative venivano soddisfatte.

Le tre protagoniste sono giovani donne assai diverse tra loro per origini ed esperienze di vita, ma sono accomunate da una fame di libertà e autoaffermazione che le guiderà nel corso di tutta la storia. Grace è una donna pacata, molto organizzata, prigioniera di un marito reso violento dalla guerra. A darle la forza per andare avanti sono i due figli e l’amicizia con la sua collega Vivien. Alla libreria Bloomsbury sono le uniche impiegate donne e hanno creato un legame stretto per tenere testa ai colleghi maschi che, più o meno consapevolmente, bloccano ogni loro tentativo di intraprendenza all’interno del negozio. La guerra, invece, ha reso Vivien molto più disincantata nei confronti dell’amore, dato che il suo fidanzato non ha più fatto ritorno dal fronte. Questa sua fragilità è nascosta da un’armatura che la rende molto spesso aggressiva.

A completare questo piccolo quadretto al femminile c’è la nuova assunta Evie. Schiva, timida, ma molto determinata, è riuscita ad entrare a Cambridge pur avendo fatto la cameriera. Dopo la cocente delusione per essersi vista soffiare un posto all’università da un collega, decide di sostenere un colloquio presso la libreria Bloomsbury. Proprio durante il colloquio, il direttore si sente male ed Evie agisce con immediata prontezza, tanto da guadagnarsi il rispetto dei colleghi e l’immediata assunzione. Evie, però, non è interessata alla vendita o alla gestione di eventi letterari, quanto all’apparentemente noiosa catalogazione dei libri antichi. Il precario stato di salute del direttore lo costringe a ritirarsi dal lavoro, lasciando la direzione del negozio all’arrogante e ambizioso Alec, ma nello stesso tempo dando più spazio alle tre donne, che finalmente vedono cadere i tanti paletti che venivano imposti alle loro innumerevoli proposte per accompagnare la libreria Bloomsbury in una nuova epoca.

Accanto alle tre protagoniste ruota una serie di personaggi che non hanno un ruolo di rilevanza nello svolgimento della trama, piuttosto servono a stimolare l’azione di Vivien, Grace ed Evie, facendone emergere la forza di carattere e la determinazione necessaria a raggiungere i propri obiettivi, che siano lavorativi o relazionali. Accanto a questi personaggi di finzione appaiono sulla scena alcune personalità molto più note, come Daphne Du Murier, Samuel Beckett, Peggy Guggenheim… è questa loro interazione con le protagoniste non fa altro che rendere il romanzo di Natalie Jenner più vivace e credibile.

La storia si svolge toccando situazioni drammatiche, di rivalsa femminile e, ancora, di comica leggerezza. Ha lo scopo di dare voce al desiderio di libertà e di autoaffermazione nella vita, desiderio che accumuna tutti gli esseri umani. Vivien, Evie e Grace troveranno la loro strada superando diversi ostacoli, forti, però, della consapevolezza di poter fare affidamento le une sulle altre. Evie è il mio personaggio preferito, così come lo era stato nel romanzo Jane Austen Society, di cui Le ragazze della libreria Bloomsbury è il seguito, sebbene non aver letto il primo non precluda il pieno godimento del secondo.

Credo che, in un modo o nell’altro, ognuno di noi possa riconoscere una piccola parte di sé in quest’opera, che arriva a trattare tante tematiche diverse, che pur restando più sullo sfondo non danno l’impressione di essere state inserite “tanto per”. Pur risultando una lettura piacevole, scorrevole e leggera, non dà mai l’impressione di superficialità e frivolezza e non è un merito di poco conto.

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