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“Call It Love”, recensione del k-drama

Due giorni fa ho terminato un altro drama coreano che mi fatto molto emozionare: Call It Love- Chiamalo Amore. La storia ruota intorno al tema della vendetta e del perdono, prendendosi il tempo di mostrare l’evoluzione dei sentimenti dei vari personaggi.

La protagonista è Sim Woo Joo, la cui vita è stata fortemente condizionata da un doloroso evento del passato: il padre, infatti, ha abbandonato la sua famiglia per fuggire con la sua amante quando lei era adolescente. Il rancore verso il padre e “quella donna” ha accompagnato lei, sua sorella maggiore e il fratello per tutti gli anni successivi, tenendoli sempre ancorati al passato, più o meno consapevolmente, e diventando così un ostacolo alla loro serenità. Questo emerge fin dal primo episodio quando Woo Joo scopre da una conoscente che il padre è morto: la giovane, allora, decide di presentarsi al funerale, abbigliata in modo decisamente inappropriato, per mettere in imbarazzo ” quella donna” e tutti i presenti. Il suo tentativo di vendetta, però, non solo non le dà soddisfazione, ma in quell’occasione scopre anche che il padre ha lasciato alla sua nuova compagna la casa in cui vivono lei e i suoi fratelli. La ferita per questo ennesimo tradimento torna a sanguinare e Woo Joo è più determinata che mai a ricambiare questa sofferenza.

Viene a sapere che “quella donna” ha intenzione di vendere la casa e investire nell’azienda del figlio, che sta attraversando un momento di crisi. Woo Joo, allora, riesce a farsi assumere proprio in quell’azienda, con l’obiettivo di danneggiarla. L’unico a conoscenza di questo piano è il suo migliore amico Jun, che cerca di dissuaderla, come se presagisse che questo piano non porterà nulla di buono.

Testardamente, però, la giovane inizia il nuovo lavoro, per studiare la situazione e, soprattutto, conoscere Han Dong Jin, il figlio di “quella donna”, tanto odiato quanto sconosciuto. L’uomo che si ritrova a osservare non è affatto come lo immaginava: non condivide nulla del carattere egoista della madre, anzi si trova di fronte una persona che sembra portare il peso del mondo sulle spalle. Ferito profondamente da una madre il cui comportamento lo ha sempre fatto vergognare e dal tradimento della sua ex fidanzata, Dong Jin si presenta come un uomo che sopporta e subisce tutte le ingiustizie che gli piombano addosso, alle quali si aggiungono i gravi problemi economici che la sua società sta affrontando.

Quando i due protagonisti si incontrano, non si capiscono: Woo Joo è decisa a vederlo come il nemico ed è molto infastidita da quel modo di comportarsi passivo, che lei considera un segno di debolezza. Dall’altra parte, lui vede nella sua nuova impiegata una persona distaccata, ai limiti della scortesia a volte, e molto enigmatica. Lentamente, iniziano ad avvicinarsi e a vedere oltre le apparenze; più si conoscono, più cadono le difese che Woo Joo aveva eretto attorno al proprio cuore, ma contemporaneamente aumenta anche il peso della bugia che la ragazza ha costruito per farsi assumere. Lui non conosce la sua identità, ma conosce lei.

In Call It Love la nascita e l’evoluzione dei sentimenti vengono rappresentate con grande naturalezza e in maniera approfondita: possiamo facilmente vedere negli occhi dei protagonisti il cambiamento. Cambiano gli sguardi, che si fanno più calorosi, intensi, che non riescono a staccarsi. Cambiano i piccoli gesti. Cambiano le parole. La narrazione procede ad un ritmo lento, in modo da darci il tempo di assaporare la storia fino in fondo, di notare i più piccoli dettagli e, soprattutto, di immedesimarci nei protagonisti ed empatizzare con loro. Sono tanti i momenti di pausa, in cui Woo Joo e Dong Jin non parlano né agiscono, ma sono quelli i momenti dell’anima.

La domanda che ci si pone dalla prima puntata è: può una relazione come la loro nascere e durare? Woo Joo si rende conto che innamorarsi del figlio di “quella donna” causerà inevitabilmente, e comprensibilmente aggiungo, grandi sofferenze alla sua famiglia, in primo luogo alla madre. Per non parlare della sofferenza che proverà lei stessa una volta che dovrà raccontare la verità a Dong Jin, lui che con lei si è finalmente aperto e sta ritrovando la strada per rimettere in sesto la sua vita. Si tratta di ostacoli che trovo molto concreati e realistici, non come quei cliché che molto spesso troviamo in queste genere di serie.

Un aspetto che ho veramente apprezzato, e che forse per me è stata la parte migliore della costruzione di questo drama, è la maturità emotiva dei protagonisti. C’è sempre un cercare di capire l’altro, di approfondire le emozioni che si provano, di non guardare esclusivamente se stessi. Ecco che allora la vendetta, motore primo delle scelte compiute dalla protagonista, passa in secondo piano nel momento in cui si accorge che ciò non porterà alcun beneficio né a lei né a chi la circonda: Woo Joo sceglie una strada diversa. Questo tema mi ha portato a fare un paragone con The Glory, serie coreana di grande successo che si basava sulla vendetta della protagonista contro coloro che l’avevano bullizzata da ragazza. Il contesto è completamente diverso, ma quello che non mi aveva convinto in The Glory era il fatto che la ricerca della vendetta a tutti i costi abbassasse alcuni personaggi al livello dei “cattivi”, quindi non mi avevano per nulla convinto alcune scelte. Call It Love, invece, sposa perfettamente il mio modo di pensare e di affrontare la vita.

Degni di nota sono anche i personaggi che fanno da contorno ai protagonisti: dal leale amico di Woo Joo, alla sorella maggiore, che intraprende sempre relazioni sbagliate. Ogni personaggio ha un ruolo importante nella storia, sia influenzando le azioni dei protagonisti sia mostrando – per analogia o per contrasto- situazioni sulle quali lo spettatore è costretto a soffermarsi per riflettere.

Non posso che consigliare la visione di Call It Love, soprattutto se si ha bisogno di una storia emozionante da gustare pienamente e lentamente. La trovate su Disney+.

5 pensieri riguardo ““Call It Love”, recensione del k-drama

    1. Non l’ho visto volutamente perché non è il genere di storia che amo guardare, ma ho letto commenti molto positivi su 25 e 21

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