Recensioni

La magica Terra di Slupp

Qualche settimana fa sono entrata in contato con Antonia Romagnoli, una scrittrice che fa parte del gruppo Facebook  “Letteratura al femminile”, come me. sluppred2Mi aveva gentilmente chiesto se avevo tempo di leggere e recensire un suo romanzo ed io, alla fine, sono riuscita a ritagliarmi un po’ di tempo per dedicarmi al suo libro La magica terra d Slupp. Subito sono rimasta colpita dalla definizione “fantasy umoristico” per descrivere il genere cui appartiene il romanzo: mi immaginavo un racconto molto comico, invece no. Cioè, fa davvero ridere, ma è qualcosa di più del semplice umorismo.

Nella scuola di magia di Falconia, la capitale della Terra di Slupp, c’è un bizzarro gruppo di apprendisti maghi: una sera la fata Gys e un vecchio si presentano ai giovani per affidare loro una missione.

Anche l’uomo si tolse il cappuccio, mentre Gys sbuffava alzando gli occhi al cielo.  Questa volta il viso che comparve dal mantello e dalla nebbia era quello di un vecchio saggio barbuto-canuto-rugoso e con gli occhietti rigorosamente piccoli e penetranti.  Bastò il suo aspetto ad accreditarlo come latore di un messaggio importante e a metterli tutti a tacere per una manciata di secondi.  «È Silente…» sussurrò Fator a Fradan. «No, credo che sia Gandalf» rispose Morlok. «Sciocchi: è Taliesin» fece Edluc, e tutti lo fissarono senza capire. «Merlino!» tradusse per tutti Elbys, che era esperto del ciclo arturiano quanto l’amico. «AAAAA» risposero gli altri con sollievo.  «Tacete, sfrontati!» tuonò il vegliardo. «Sono Agrul Gilk Asterix del casato Babes! Siamo nella Terra di Slupp, non in un romanzo serio, e voi siete degli sciocchi massificati dai media!»

Da questo breve estratto si inizia ad intravedere lo stile dell’autrice e il contenuto, ricchissimo di riferimenti ad altre opere.

La missione che devono portare a termine gli apprendisti è molto semplice: salvare la Terra di Slupp dal Signore delle Tenebre.

«Siamo brevi. Dovete partire, recuperare la spada Albin Taran Bilah Comah Geran Katalbabes, che da secoli appartiene alla mia famiglia e che ho perduto a poker. Ho saputo che sta per finire nelle mani sbagliate e, se accadesse, sarebbe la fine della Terra di Slupp. Sarete voi a riprenderla, a uccidere il cattivo che la vuole sottrarre alle forze del bene e ad acquisire lustro e gloria imperitura per questa impresa.»  «OK» risposero in coro gli apprendisti.

E questo fu l’inizio della loro avventura.

Questa è la classica trama di un romanzo fantasy e Antonia Romagnoli non apporta nulla nuovo: l’originalità del suo romanzo sta proprio nel saper giocare con i topoi  di questo genere letterario. Se durante le prime pagine ero abbastanza scettica perché mi sembrava di leggere qualcosa di assolutamente demenziale, man mano che procedevo nella lettura ed interagivo con la narratrice mi rendevo conto della genialità di questa parodia, che è quasi ai limiti dell’assurdo.

Le situazioni descritte, gli ostacoli in cui si imbattono i protagonisti sono incredibilmente divertenti perché, pur rientrando nella schema tradizionale della prova da superare, hanno quell’elemento originale tipico della parodia.B8xCyrgvqws.market_maxres Come genere La magica terra di Slupp mi ha ricordato la miniserie televisiva Galavant, nella quale si prendono un po’ in giro i racconti delle gesta dei cavalieri. Per questo motivo, gli ostacoli che gli apprendisti devono superare sono uno più ridicolo dell’altro: i paffi, piccole creature blu (!), una troupe televisiva che sta girando una telenovela, una ragazza trasformata in lucertola… Credetemi, le risate sono assicurate! Perché l’intento dell’autrice è proprio quello di giocare con i suoi personaggi e con la storia.

E qua la situazione si complica. Sì, perché tra i protagonisti della vicenda c’è Ghidia, che si presenta come l’alter ego della scrittrice, nonché guida degli apprendisti durante la loro avventura. Ecco che il romanzo, da semplice parodia, si trasforma in una vera e propria opera metaletteraria, in cui c’è una viva interazione fra l’autrice, la narratrice, il suo alter ego, i personaggi e i lettori. In un clima un po’ pirandelliano, spesso gli apprendisti interagiscono con l’autrice rifiutandosi di agire secondo la sua volontà. Vi riporto un simpatico esempio di quello che succede al povero Morlok:

Approfittando della disattenzione della ragazza, si rivolse all’autrice.

[Questa me la paghi. Ho capito dove vuoi arrivare, vuoi affibbiare a me la love story! A me! E poi nudo nella vasca… ma insomma, che scena del cavolo mi hai rifilato?!

Risposta dell’autrice: mi dispiace, ma il mio estro non ha freni. La scena l’ho vista così. Comunque c’è abbastanza schiuma. Non lamentarti o faccio andare via le bolle, vanno di moda i fantasy erotici, oggigiorno.

Morlok: no, per carità!

Autrice: va bene, cercherò di essere buona. Torna al lavoro, adesso.]

I personaggi  vorrebbero scrivere la loro avventura fantasy, ma si sa, il potere della scrittrice/creatrice/divinità superiore non può essere contrastato. Al massimo gli apprendisti possono modificare i romanzi che loro stanno scrivendo. E la struttura del libro si complica ancora di più: troviamo, infatti, romanzi dentro romanzi, personaggi provenienti da altre storia che arrivano nella Terra di Slupp, formando un incredibile intreccio. Ad esempio, un nemico da sconfiggere sarà un personaggio inventato da Morlok che non ha avuto al sua love story, e il giovane mago sarà costretto a scrivere una pagina rosa!

Quello che più ho apprezzato, al di là della comicità della narrazione, è proprio l’aspetto metaletterario e tutti i commenti che mi hanno costretta a riflettere sui cliché del romanzo fantasy, uno dei miei generi preferiti. Ci deve essere l’eroe, ci deve essere un nemico da sconfiggere, ci deve essere la scena drammatica, quella romantica, la grande ed epica battaglia finale… Queste sono tutte caratteristiche del fantasy. La domanda è: come rendere il romanzo una storia originale, mantenendo i suoi tratti peculiari?

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Tirarono a sorte per la stalla.

Toccò a Morlok.

«Posso accettarlo. È così che si vive in un vero fantasy, senza comodità» commentò stoico.

«Nella stalla c’è lo schermo panoramico dolby surround: la usiamo come discoteca e cinema, all’occorrenza» disse l’oste. «E trovi anche il bar e l’idromassaggio.»

«Posso accettare anche questo. È così che si vive in un vero fantasy. In mezzo ai colpi di scena» commentò Morlok.

 Credo che Antonia Romagnoli abbia offerto la possibilità di una seria riflessione sull’argomento, affrontandolo con tanta ironia e voglia di mettersi in gioco. Ecco perché vi consiglio caldamente La magica Terra di Slupp: avrete la possibilità di leggere un fantasy facendovi quattro risate, e di sorridere davanti alle difficoltà che uno scrittore deve affrontare! Se poi siete insegnati di lettere, vi suggerisco di proporre ai vostri studenti questo libro per aiutarli a capire la differenza tra autore, narratore, narrazione extradiegetica e omodiegetica, e tutti quei meccanismi della narrazione che fanno studiare  scuola e sui quali io stessa ho ricordi un po’ confusi…

3 pensieri riguardo “La magica Terra di Slupp

  1. Se non l’hai già fatto, ti consiglio di leggere anche la Saga delle Terre di Antonia (composta da Il segreto dell’Alchimista, I signori delle colline e Triagrion): forse un fantasy più “classico” (passatemi il termine, è giusto per farsi un’idea), ma non meno interessante!

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